Ho chiuso gli occhi.
Ho fatto un respiro profondo.
Ho lasciato che le dita sfogassero la tensione repressa.
Chi scrive sa bene di cosa sto parlando.
Quella sensazione indescrivibile data dai muscoli delle dita che guizzano sulla tastiera o si stringono attorno a una penna.
Mi è costato una fatica immensa, ma qualche giorno fa, per la prima volta, sono riuscita a parlare con qualcuno del fatto che, da quando è arrivata l’AnarcoPatia, non riesco più a scrivere.
Di sicuro parlarne non risolve il problema, ma almeno aver ammesso che qualcosa non va è stato un primo passo per provare ad affrontarlo sul serio.
Sono mesi che questo silenzio rimbomba nel vuoto assoluto della mente.
Non sono ancora riuscita a capire se sia “solo” una conseguenza dello stordimento da farmaci o se sia un rifiuto categorico del mio subconscio di confrontarsi con tutto quello che l’AnarcoPatia ha tolto o aggiunto alla mia vita, senza preoccupazione alcuna per il parere della sottoscritta in merito.
Le parole sono uscite “sbagliate” dalla mia bocca, proprio come quando provo a scriverle, ma almeno sono uscite.
La nostalgia di quando scrivevo fino a farmi venire i crampi alla mano mi divora giorno dopo giorno. Facevo perfino gli esercizi di scrittura, per confrontarmi con generi e stili diversi, per migliorare la tecnica, per affinare lo stile.
Quando mi hanno pubblicato il primo racconto credevo, dopo anni, di aver raggiunto la prima di una serie di svolte, che col tempo mi avrebbero portata a fare della scrittura qualcosa di più di una passione privata, ma a quanto pare mi sbagliavo. È stato solo un lampo, una luce abbagliante, calda, rassicurante, ma temporanea, durata solo un attimo. In quel periodo imbrattavo così tante pagine al giorno, che non sarei riuscita nemmeno a immaginare che prima o poi un blocco di questo calibro si sarebbe potuto abbattere su di me. E ora è proprio come l’istante che segue lampo: l’oscurità sembra essersi fatta ancora più fitta.
Non mi importa che questo mantra sia nato da tutt’altra circostanza, non credo potrei mai trovarne un altro più adatto anche per questo momentaccio. Ora più che mai…
Rompiamo il Silenzio!
😦
…rompiamo il silenzio! E non scoraggiamoci….!!!
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Mai, cara Marta, non ci si scoraggia mai!
Però ogni tanto c’è bisogno di sfogarsi, per non esplodere…
Un abbraccio! 🙂
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Ma certo!
🌺🌸🌺
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Rompi il silenzio ma non aver tutta questa ansia frettolosa. Stephen King periodicamente ha blocchi che durano anche più di un anno…lui stesso ne parla nel libro On Writing, una sorta di manuale di scrittura (molto poco manuale). ha confessato che lui fa come le formiche…quando è “estate” accumula provviste per quando arriverà il silenzio delle parole, l’inverno che tu ora stai sperimentando. In fondo sono solo pochi mesi….aspetta senza attendere…quando ti sbloccherai approfitta per fare scorte!
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Oooohhh!!! Ma che meraviglia! *-*
Vedersi commentare un post con una menzione a “On Writing” di King è uno dei migliori incoraggiamenti che potessi ricevere.
Credo di aver sequestrato la copia che mi fu prestata anni fa finché non sono riuscita a procurarmene una mia.
In genere, anch’io nei ‘periodi no’ accumulo spunti e annotazioni un po’ ovunque, nell’attesa che la famigerata lampadina si accenda, ispirandomi a svilupparne e ampliarne qualcuna.
Il punto è lo spazio emotivo limitato. Scrivere è la mia valvola di sfogo, e quando non riesco a farlo per troppo tempo rischio l’implosione, tutto qui… -.-“
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