Archivi del mese: luglio 2015

Il Contadino, l’Orso e la Volpe.

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Un contadino arava un campo, venne da lui un orso e gli dice: «Contadino, ti farò a pezzi!». «No, non farmi del male; vedi, sto seminando le rape, per me terrò solo le radici, a te invece darò le cime». «E sia» disse l’orso «ma se mi ingannerai, allora è meglio che tu non venga nel mio bosco a fare legna!» Così disse e se ne tornò nella foresta. Arrivò il momento: il contadino raccoglie le rape e l’orso viene fuori dalla foresta. «Dunque, contadino, è ora di fare la spartizione!» «Bene, orsetto! Ti porterò le cime», e gli portò un carro di cime.
L’orso rimase contento di questa onesta divisione. Allora il contadino caricò le sue rape sul carro e andò in città a venderle, ma gli viene incontro l’orso: «Contadino, dove vai?». «Ecco, orsetto, vado in città a vendere le radici». «Fammi un po’ provare che tipo di radici sono!» Il contadino gli diede una rapa. Appena l’orso l’ebbe mangiata: «Ah-ah» si mise a ringhiare «mi hai ingannato, contadino! Le tue radici sono belle dolci. Non ti azzardare a venire da me a fare legna, altrimenti ti sbranerò!». Il contadino tornò dalla città e ha paura ad andare nel bosco; bruciò palchetti, panchetti e botticelle, ma alla fine, non ci fu niente da fare:dovette andare nel bosco.
Entra quatto quatto; da non si sa dove, corre fuori una volpe. «Perché contadino» chiede quella «ti aggiri tanto furtivamente?» «Ho paura dell’orso, che è arrabbiato con me e ha giurato che mi sbranerà». «Non aver paura dell’orso, taglia la legna, mentre io mi metterò a gridare “su, cercate, addosso”, come dicono i cacciatori ai cani. Se l’orso chiede: cos’è?, digli: stanno dando la caccia ai lupi e agli orsi». Il contadino si mise a fare legna; guarda — ecco arrivare di corsa l’orso e gridare al contadino: «Ehi, vecchio! Cos’è questo grido?». Il contadino dice: «Danno la caccia ai lupi e agli orsi». «Oh, caro contadino, nascondimi nella tua slitta, coprimi con la legna e legami con una corda, di modo che pensino io sia un tronco»;. Il contadino lo mise nella slitta, lo legò con una corda e giù a picchiarlo sulla testa con il manico della scure, finché l’orso non fu definitivamente crepato.
Arrivò di corsa la volpe e chiede: «Dov’è l’orso?». «Eccolo, è crepato!» «Allora, caro contadino, ora mi devi fare un regalo!» «Ma certo, cara volpe! Vieni da me, ti tratterò con ogni riguardo». Il contadino va con la slitta e la volpe corre davanti; quando il contadino fu nei pressi di casa sua, fischiò ai suoi cani e li aizzò contro la volpe. La volpe si precipitò nel bosco e giù, in una buca; si nascose nella buca e chiede: «Voi, occhietti miei belli, cosa avete guardato mentre io correvo?». «Oh, cara volpe, abbiamo badato a che tu non inciampassi». «E voi, belle orecchiette, cosa avete fatto?» «Noi, invece, stavamo a sentire se i cani che ti inseguivano erano lontani!» «E tu, coda, cosa hai fatto?» «Per parte mia» disse la coda «ho sempre ciondolato tra le zampe, perché tu, inciampassi, e cadessi, e in bocca ai cani finissi!» «Ah-ah, canaglia! Allora, che i cani mangino te». E, tirata fuori dalla buca la coda, la volpe si mise a gridare: «Mangiate, cani, la coda della volpe!». I cani la coda tirarono e la volpe finirono. Così spesso succede, per una coda anche la testa cade.

 

♦ “Masha e l’Orso e altre fiabe popolari russe”,
Raccolte da A. N. Afanas’ev

 
 

Rompiamo il Silenzio!

 
 

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SILENTIUM!

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SILENTIUM!

Молчи, скрывайся и таи
И чувства и мечты свои —
Пускай в душевной глубине
Встают и заходят оне
Безмолвно, как звезды в ночи, —
Любуйся ими — и молчи.

Как сердцу высказать себя?
Другому как понять тебя?
Поймет ли он, чем ты живешь?
Мысль изреченная есть ложь.
Взрывая, возмутишь ключи, —
Питайся ими — и молчи.

Лишь жить в себе самом умей —
Есть целый мир в душе твоей
Таинственно-волшебных дум;
Их оглушит наружный шум,
Дневные разгонят лучи, —
Внимай их пенью — и молчи!..

Фёдор Иванович Тютчев

 

SILENTIUM!

Taci, appàrtati e nascondi
I tuoi sentimenti e i tuoi sogni,
E lascia che nella profonda anima
Essi si alzino e tramontino
Silenziosamente, come stelle nella notte.
Contemplali, e taci.

Come potrebbe il cuore esprimersi del tutto?
E un altro come potrebbe capirti?
O comprendere il senso della tua vita?
Il pensiero espresso è menzogna:
Scavando, intorpidisci le fontane!
Bevi a queste fontane, e taci!…

Sappi vivere solo di te stesso:
C’è nella tua anima un mondo intero
Di pensieri incantati e misteriosi:
L’esterno rumore li stordisce,
I raggi del giorno li disperdono,
Ascolta il loro canto e taci!…

Fëdor Ivanovič Tjutčev

 
 

Tjutčev, che visse nella Russia dei fasti e degli splendori imperiali, non partecipava alla vita letteraria e non amava definirsi ‘letterato’.
Ciò nonostante, questo signore austero e serioso finì per passare alla storia come uno dei maggiori poeti russi dell’Ottocento.

Ho sempre trovato geniale la contraddizione intrinseca che esprime in questa poesia, fin dalla prima volta che mi ci sono imbattuta.

Denunciare, attraverso le parole, la fallacia delle parole stesse.

Ho perso il conto di quante volte mi sono rifugiata in questi versi, soprattutto nei momenti in cui le parole erano lì, nascoste in fondo allo stomaco, ma si rifiutavano di uscire.

 

Rompiamo il Silenzio!

 
 

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Indovinelli

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Vicino a una grande strada, un contadino seminava un campicello. Si trovò a passare di lì lo zar, si fermò davanti al contadino e disse: «Dio ti assista, contadino!». «Grazie, buon uomo!» (Quello non sapeva che era lo zar.) «Ti rende molto questo campicello?», chiese lo zar. «Se il raccolto è buono, ce ne sarà per un’ottantina di rubli». «Che ne farai di quei soldi?» «Venti rubli di tasse, venti per i debiti, venti li darò in prestito e venti li butterò dalla finestra». «Spiegami, fratello, che debito pagherai, a chi darai in prestito e perché getterai gli altri venti dalla finestra?» «I venti di debito — mio padre mantengo, i venti di prestito — mio figlio alimento, i venti dalla finestra — mia figlia sostento». «Hai ragione!«, disse il sovrano; gli diede una manciata di monete d’argento, lo informò che era lo zar e gli ordinò di non ripetere mai a nessuno, in sua assenza, quelle parole: «Chiunque te lo chieda, tu taci!».
Tornò lo zar nella sua capitale e convocò boiari e generali: «Indovinate» dice «la soluzione di questo indovinello. Ho visto per la strada un contadino che seminava un campicello; gli ho chiesto quanti soldi ne avrebbe ricavato e cosa ne avrebbe fatto. Il contadino mi ha risposto: dal raccolto prenderò un’ottantina di rubli; venti di tasse, venti per i debiti, venti li darò in prestito e venti li butterò dalla finestra. Chi di voi troverà la soluzione di questo indovinello sarà colmato di ricchezze e di onori». I boiari e i generali si scervellarono, ma non riuscirono a venirne a capo. Uno dei boiari, però, ebbe la brillante idea di andare dal contadino con cui lo zar aveva parlato, gli versò un intero mucchio di monetine d’argento e chiede: «Spiegami, risolvimi l’indovinello dello zar!». Il contadino, tentato dai soldi, li prese e rivelò il segreto al boiaro; il boiaro tornò dallo zar e diede immediatamente la soluzione all’indovinello.
Lo zar si accorge che il contadino non ha mantenuto la promessa, ordinò di portarglielo davanti. Il contadino si presentò allo zar e confessò subito di aver raccontato tutto al boiaro. «Allora, fratello, peggio per te: per questa mancanza ti farò giustiziare!» «Vostra Altezza! Io non ho nessuna colpa, perché ho detto la soluzione alla vostra regale presenza». Qui tirò fuori il contadino dalla tasca una monetina d’argento con l’effigie dello zar e la mostrò al sovrano. «Hai ragione!» disse il sovrano. «Sono proprio io». Ricompensò generosamente il contadino e lo mandò a casa.

 

♦ “Masha e l’Orso e altre fiabe popolari russe”,
Raccolte da A. N. Afanas’ev

 
 

Rompiamo il Silenzio!

 
 

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Attesa. #2

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Inizio e fine.
La stessa cosa osservata da prospettive opposte.

Una situazione A che smette di essere tale per diventare una situazione B.

Preoccupazioni e dispiaceri del tutto inaspettati.
Certezze che scricchiolano.
Aspirazioni a cui nemmeno io riesco a credere fino in fondo.
Desideri che sbiadiscono.
Temperature in grado di peggiorare il mio stato di salute.
Tentativi che falliscono.
Progetti che naufragano miseramente.

Buoni propositi che si sbriciolano.
Buone intenzioni che abdicano.

A fare da sfondo a tutto questo un’attesa snervante.
Un’attesa da cui potrebbe arrivare una svolta epocale.
O un niente di fatto clamoroso.

Voglia di cambiamento. Radicale.
Assoluta incapacità di individuare un punto di partenza valido.

Volevo solo un po’ più di tempo per scrivere, e ora che ce l’ho sono le parole a mancarmi.

 

Rompiamo il Silenzio!

 
 

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