Domenica 8 Maggio 2016. Ore 23:50.
Le mani scorticate per il troppo applaudire.
Di colpo risvegliarmi nel profondo dello stomaco, riscoprire i segreti sepolti nei doppi fondi delle viscere.
Il passato che torna per finire di scuoiarmi, esposte le membra mi divora, a morsi, vomitando parole nuove dal significato antico.
Dopo anni ritrovarmi a imbrattare pagine e pagine in piena notte, assediata da un sonno feroce, ma del tutto incapace di dormire.
Non è così che sarebbero dovute andare le cose.
Ero convinta che sarebbe stato un libro a darmi lo scossone decisivo.
Le parole c’entrano, ma non si è trattato di parole scritte: a rivoltarmi l’anima sono state le parole cantate dalla carismatica voce di Blixa Bargeld, sulle ipnotiche sonorità di Teho Teardo.
Una catartica fusione di tedesco, italiano e inglese, in un lampo la visione di sogni frantumati e spazzati via da venti furibondi.
Le parole di Blixa.
Un pugno in piena faccia.
Quelle parole che ormai da mesi continuavano a sfuggirmi.
Quelle parole che guardandomi, beffarde, si prendevano gioco di me da settimane.
Quelle parole che, di colpo, mi sono piovute addosso da un amplificatore.
Mi sono permessa di “parafrasarle” appena, solo per adattarle al mio contesto “artistico”, se così lo si può definire:
C’è tanto nero nel mio repertorio
Molte ombre nel mio arsenale
Così scrivo quello che scrivo meglio
Sì scrivo ciò che scrivo meglio
Nero
Uso tutto il nero
Nerissimo
Fino a quando arriveremo dall’altra parte
E non c’è più
Non c’è più buio
Rompiamo il Silenzio!