In un certo reame, c’era una volta un mercante che aveva due figlie; attaccò dei manifesti per tutto il paese: il principe che avrebbe sposato la sua figlia minore avrebbe avuto da lei tre figli — fino alle ginocchia nell’argento, fino al petto nell’oro, con la luna splendente in fronte, con le tempie scintillanti di stelle. Venne da un altro paese il principe Ivan e sposò la figlia del mercante; vissero insieme un anno, quella rimase incinta e partorì un figlio — fino alle ginocchia nell’argento, fino al petto nell’oro, con la luna splendente in fronte, con le tempie scintillanti di stelle. La sorella maggiore, invidiosa, corruppe la levatrice; quella prese il bambino, lo trasformò in un colombo e lo lasciò volare via in aperta campagna; arrivò dal principe e dice: «Tua moglie ha partorito un gattino!». Il principe si arrabbiò, ma decise di aspettare il secondo figlio.
Il secondo anno, la figlia del mercante gli partorì un bimbo eccezionale come l’altro; la levatrice lo trasformò in un colombo, lo lasciò volare via in aperta campagna e disse al principe che la moglie aveva partorito un cagnolino. Il principe si adirò non poco, ma ritenne opportuno aspettare il terzo figlio. Ma anche la terza volta tutto andò come le prime due; la levatrice trasformò il ragazzino in colombo, e riferì al principe che non gli era nato un bambino ma un tronchetto d’albero. Tutti e tre i fratelli colombi si riunirono e volarono ai confini del mondo, in un regno al di là dei monti e degli oceani. Il principe decise di aspettare un quarto figlio; ma il quarto figlio era un normalissimo bambino: né nell’oro, né nell’argento, senza stelle, senza luna. Quando il principe lo seppe, subito convocò i suoi duchi e nobili; discussero-si accordarono e tutti insieme deliberarono: bisognava chiudere la principessa e il suo bambino in una botte, sigillarla con il catrame e gettarla in mare.
Li misero dunque in una botte e li gettarono in mare; la botte galleggia sempre più in là, mentre il figlio della principessa cresce non a ore, ma a minuti. Le onde spinsero la botte fino a un’isola, dove si ruppe contro gli scogli. Il figlio e la madre uscirono sull’isola, presero a guardarsi intorno, per vedere se c’era un posto in cui vivere. Entrarono in un fitto bosco e il figlio vide che in una stradina c’era per terra un sacchetto di pelle; lo tirò su e si rallegrò: nel sacchetto di pelle trovò una selce e un acciarino col quale poter accendere un fuoco. Allora strofinò l’acciarino e la selce — subito saltarono fuori un’ascia e un bastone: «Cosa ordinate di fare?». «Costruiteci un palazzo e che ci sia da mangiare e da bere!» L’ascia si mise a tagliare, il bastone i pali a infilare, e in un attimo costruirono un palazzo talmente bello come non ce n’era mai stato in nessun altro paese — da non pensare, né indovinare, né in un libro narrare, né nelle favole raccontare! E nel palazzo c’è di tutto a volontà; qualunque cosa ti venga in mente, lì c’è!
Passarono davanti all’isola dei mercanti-negozianti, rimasero affascinati da quel palazzo; arrivarono nel regno del principe Ivan, mentre già il principe Ivan si era risposato. Appena le navi con le mercanzie giunsero a riva, subito i mercanti andarono dal principe col loro rapporto e con dei regali. «Salute avoi, mercanti-negozianti!» dice loro il principe Ivan. «Avete solcato molti mari, avete visitato molte terre; non avete nessuna novità da raccontarmi?» Rispondono i mercanti che nel mare-oceano, nella tal isola, fino a quel momento c’era solo un fitto bosco e dei briganti: non si sarebbe potuto andare né a piedi, né a cavallo; ma adesso vi sorgeva un palazzo come non ce n’erano altri al mondo! E viveva in quel palazzo una bella principessa con suo figlio.
Il principe Ivan decise di andare sull’isola; vuole andare, per vedere di persona quella meraviglia. Ma la sorella maggiore-malfattrice tenta di dissuaderlo: «Ma che meraviglia è!» dice. «Questa sì che è una meraviglia: in un paese ai confini del mondo, in un regno al di là dei monti e degli oceani, c’è un giardino verde; in quel giardino c’è un mulino: macina spula da solo e lancia la polvere a cento verste; accanto al mulino, c’è un palo d’oro, al quale è appesa una gabbia d’oro, e un gatto ammaestrato cammina su quel palo: scende giù — canta delle canzoni, sale su — racconta delle favole».
I mercanti ripartirono e andarono a far visita alla principessa sull’isola; quella riserva loro una calorosa accoglienza, li ospita con piacere. Una cosa, l’altra, iniziarono a conversare; i mercanti raccontarono di essere stati dal principe Ivan, che voleva venire nell’isola per vedere il palazzo, ma la sorella maggiore lo aveva dissuaso. Il figlio della principessa, che aveva sentito tutto, appena le navi dei mercanti ebbero salpato, tirò fuori il suo sacchetto di pelle, strofinò l’acciarino e la selce — subito saltarono fuori l’ascia e il bastone: «Cosa ordinate di fare?». «Che domani intorno al nostro palazzo ci sia un verde giardino, e nel giardino ci sia un mulino, che macini e spuli da solo e che lanci la polvere a cento verste; che accanto al mulino ci sia un palo d’oro, al quale sia appesa una gabbia d’oro, e che cammini su quel palo un gatto ammaestrato!» Il giorno dopo si svgliarono la principessa e il figlio, e tutto era già stato eseguito: intorno al palazzo c’è il giardino, nel giardino il mulino, accanto al mulino il palo d’oro, e il gatto ammaestrato che canta e racconta favole. Passò un mese o un anno, ripassano davanti all’isola i mercanti-negozianti, rimangono affascinati da quella meraviglia; vide le vele bianche il figlio della principessa, si trasformò in una mosca, volò e si andò a mettere sulla nave.
Arrivano le navi nel regno del principe Ivan, si accostarono a riva, gettarono le ancore, e si diressero i mercanti a palazzo col rapporto e i regali; la mosca volò dietro a loro. «Salute a voi, mercanti-negozianti, uomini d’esperienza!» dice il principe Ivan. «Avete solcato molti mari, avete visto molte terre diverse, non avete nessuna novità da raccontarmi?» Rispondono i mercanti: «Nel mare-oceano, nella tal isola, fino a oggi c’era solo un fitto bosco e dei briganti: non si sarebbe potuto andare né a piedi, né a cavallo; ma ora vi sorge un palazzo come non ce n’è altri al mondo! Vive in quel palazzo una bella principessa con suo figlio. Intorno al palazzo c’è un verde giardino, nel giardino c’è un mulino: macina e spula da solo e lancia la polvere a cento verste, e accanto al mulino c’è un palo d’oro, al quale è appesa una gabbia d’oro, e un gatto ammaestrato cammina su quel palo: scende giù — canta delle canzoni, sale su — racconta delle favole». Il principe Ivan decise di andare sull’isola, vuole vedere di persona quelle meraviglie; ma la sorella maggiore-malfattrice tentava di trattenerlo-dissuaderlo: «Ma che meraviglia è!» dice. «Questa sì che è una meraviglia: in un paese ai confini del mondo, in un regno al di là dei monti e degli oceani, c’è un pino d’oro, sul quale stanno degli uccelli del paradiso e intonano un canto melodioso!». Allora la mosca, furiosa, pizzicò la zia sul naso — e via dalla finestra!
Volò fino a casa il figlio della rincipessa sotto forma di mosca, ridivenne un bel giovane, tirò fuori la selce e l’acciarino, strofinò — saltarono fuori l’ascia e il bastone: «Cosa ordinate di fare?». «Che per domani ci sia nel giardino un pino d’oro, sul quale stiano degli uccelli del paradiso e intonino un canto melodioso!» Il giorno dopo si svegliarono la principessa e il figlio: il pino già era nel giardino. Di nuovo passarono davanti all’isola i mercanti-negozianti, rimasero affascinati da quella meraviglia; arrivarono nel regno del principe Ivan, mentre il figlio della principessa si era trasformato in zanzara e li aveva seguiti sulle navi. «Salute a voi, mercanti-negozianti, uomini d’esperienza!» dice il principe Ivan. «Avete solcato molti mari, avete visto molte terre diverse; non avete nessuna novità da raccontarmi?» Gli rispondono i mercanti: «Nel mare-oceano, nella tal isola, vive in un palazzo una bella principessa con suo figlio; intorno al palazzo c’è un verde giardino, in quel giardino c’è un mulino: macina e spula da solo e lancia la polvere a cento verste; accanto c’è un palo d’oro con una gabbia d’oro, e cammina su quel palo un gatto ammaestrato: scende giù — canta delle canzoni, sale su — racconta delle favole. E cresce nel giardino un pino d’oro, sul quale stanno degli uccelli del paradiso e intonano un canto melodioso!». Il principe Ivan decise di andare sull’isola, vuole vedere quelle meraviglie; ma la sorella aggiore-malfattrice lo trattiene: «Ma che meravigliaè! Questa sì che è una meraviglia: in un paese ai confini del mondo, in un regno al di là dei monti e degli oceani, ci sono tre fratelli, fino alle ginocchia nell’argento, fino al petto nell’oro, con la luna slendente in fronte, con le tempie scintillanti di stelle!». Allora la zanzara, furiosa, pizzicò più forte della volta precedente la zia sul naso, si mise a ronzare — evia dalla finestra! Volò fino a casa, ridivenne un bel giovane e raccontò tutto alla madre. «Ah» dice la principessa «quelli sono i miei figli e i tuoi fratelli!» «Vado a cercarli!»
Passò un mese, passò un anno, giunse il figlio della principessa nel regno al di là dei monti e degli oceani; guarda: c’è una casa in mezzo a una radura. «Andiamo un po’ a riposarci!» Entra nella casa: c’è un tavolo apparecchiato, sul tavolo ci sono tre pani sacri e tr bottiglie di vino; ma non un’anima! Allora mangiò un boccone da ogni pane, bevve un sorso da ogni bottiglia e si nascose dietro la stufa. All’improvviso arrivano in volo tre colombi, si gettarono al suolo e divennero dei bei ragazzi: fino alle ginocchia nell’argento, fino al petto nell’oro, con la luna splendente in fronte, con le tempie scintillanti di stelle. Si avvicinarono al tavolo, guardano: i pani sacri erano cominciati, il vino anche, e dicono tra loro: «Se fosse stato un ladro, avrebbe preso tutto; ma questo ha solo dato un assaggio… evidentemente ci è venuto a far visita un brav’uomo!». Il fratello minore, che aveva sentito tutto, uscì da dietro la stufa e dice: «Salve, fratelli! La mamma mi manda a salutarvi e vi prega di andare da lei». Che gioia! Che allegria! Dopodiché si gettarono tutti e quattro al suolo, si trasformarono in colombi e volarono dalla loro madre.
Poco dopo passarono davanti all’isola le navi dei mercanti. I mercanti-negozianti guardano l’isola e rimangono affascinati… Navigarono fino al regno del principe Ivan, andarono da lui col rapporto e i regali. Quello chiese loro: «Non avete nessuna novità da raccontarmi?». I mercanti gli raccontarono di quell’isola meravigliosa: «E in quell’isola vive una bella principessa con quattro figli; tre figli sono di una bellezza indescrivibile: fino alle ginocchia nell’argento, fino al petto nell’oro, con la lune splendente in fronte, con le tempie scintillanti di stelle! Vanno a passeggio per il giardino e lo illuminano tutto!». Il principe Ivan non rimandò più, salì su una nave e navigò verso l’isola; lì gli vengono incontro la moglie e i quattro figli. Si baciarono, si abbracciarono, si fecero un sacco di domande sul passato. Quando il principe Ivan venne a sapere tutto quel che era successo, subito diede ordine di fucilare la sorella maggiore-malfattrice, ripudiò la sua seconda moglie, riprese a vivere con la pria e vissero felici e contenti.
♦ “Masha e l’Orso e altre fiabe popolari russe”,
Raccolte da A. N. Afanas’ev ♦
Rompiamo il Silenzio!