Archivi del mese: dicembre 2013

Buoni Propositi? No, grazie!

 

Ci siamo, questo imprevedibile 2013 sta volgendo al termine…
Emmenomale!, aggiungo io.

Un anno che, senza chiedere il permesso, si è portato via 3 mesi e mezzo di stipendio, la stipulazione di un contratto di lavoro decente dopo circa due anni di sacrifici in condizioni più o meno precarie, metà del mio corso di russo (già pagato per intero al momento dell’iscrizione), parte delle esperienze che mi sarei potuta godere durante la mia prima, agognatissima vacanza in Russia, un inquantificabile carico di lacrime ma, soprattutto, 13 kg del mio ciccioso buonumore, 3 mesi di spupazzamento dell’AnarcoNipotina e due mesi e mezzo di vita.

Ora io mi domando: a chi/cosa dovrei rivolgermi per batter cassa e veder saldato l’enorme debito che la vita ha contratto con me in questi 12 mesi?

Molti di voi sanno che sono la Signora dei Buoni Propositi del Lunedì, ma l’anno nuovo inizia di mercoledì, e già questo mi farebbe sentire autorizzata a saltare a piè pari cotanto rituale, ma la verità è che ho imparato che il nostro reale potere di controllo è pressoché nullo perfino sui nostri stessi propositi, buoni o cattivi che siano.
Inutile proporsi di prendere in braccio di nascosto la Nipotina finché ancora ha un peso che mi consente di farlo, se tanto poi le braccia non riescono a sollevarla.
Inutile proporsi di studiare come una matta, per ricambiare il sacrificio che gli AnarcoGenitori hanno accettato di fare venendomi a prendere in stazione a un orario improponibile due volte a settimana post corso di russo, se poi le gambe non riescono nemmeno a tirarmi su quanto basta per salire sull’autobus che porta alla scuola.
Inutile decidersi a iniziare un po’ di sana e regolare attività fisica, se la sentenza del tuo corpo è: riposo assoluto.
Inutile proporsi di riprendere a scrivere con regolarità e impegno, se poi le parole che davvero ti tormentano si rifiutano di uscire.

Insomma, inutile sbattermi a fare programmi su cui poi potrò solo illudermi di avere una qualche influenza, quindi per il 2014 niente propositi.

Non che io manchi di buona volontà, anzi, al momento credo di essere in credito anche di quella, considerato il rigore farmaco-alimentare-motorio che la malattia e la relativa terapia mi hanno imposto.
Ammetto che, me l’avessero chiesto 6 mesi fa, non avrei mai scommesso neanche un centesimo su me stessa, avrei puntato tutti i miei miseri averi sulla vita vincente, invece a quanto pare sono più tosta di quanto io stessa pensassi, o forse mi sono solo rassegnata e arresa agli eventi, indiscutibilmente più grandi di me, e cerco invece di convincermi che sia mistica e kungfuica tostaggine.

Per concludere, che il 2014 vada come deve andare, nella vivissima speranza che questo significhi miglioramento…

 

Sereno Anno Nuovo a tutte e tutti!!!
Всем с Новым Годом*!!!

 
 

*Vsjém s nóvym gódam!!!

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Fra le Braccia.

 

Tutto finito. Per fortuna.

In fondo basta un attimo per ripiombare nello schifo.
Per due giorni, nonostante il mal tollerato clima natalizio, mi sono sentita una persona quasi normale. Certo, non sono mancate le occhiatacce dei vigilissimi AnarcoGenitori all’ennesimo cioccolatino ingurgitato, ma per circa 40 ore mi sono potuta permettere di mangiare e bere come i comuni mortali.

La cosa inquietante è la confusione…
Mi è difficile capire se il ritorno alla “normalità” sia stato quello vissuto nei due giorni di festa appena passati, o il grigio risveglio di questa mattina, accompagnato dalla consapevolezza del ritorno alla (stramaledetta) dieta, agli orari e alla farmaco-tabella-di-marcia.
Non che per Natale io abbia sospeso i farmaci, non sia mai, ma fra un boccone di lasagna e un sorso di CocaCola per mandar giù meglio il pandoro con la crema al mascarpone, le pastiglie potevano facilmente essere scambiate per caramelle.

Qual è la mia “normalità”?
Non lo so più…
È quella che ha subito una brusca, bruschissima, interruzione a ottobre o quella che a ottobre ha avuto inizio?
Quale sarà la mia normalità? Tornerò pian piano ai vecchi ritmi con cambiamenti tanto minimi da riuscire a sembrare irrilevanti o dovrò rimodellare ogni singolo elemento della mia vita?
Il punto è che le domande si moltiplicano, ma delle risposte neanche l’ombra.

Ora mi attendono sette giorni di fuoco.
Sette giorni, una settimana: questo il tempo concessomi per smaltire tutto quel che il cortisone ha pensato bene di ammucchiare nel mio organismo prima di porgere il braccino all’ago e versare una nuova rata ematica, da cui dipenderà il prossimo aggiustamento della mia neo-vita a tavolino.
È tollerabile? A mio parere no.
Settimane di sacrifici e poi, grazie a due chimicissimi micro-bottoncini bianchi, basta un pranzo per mettere su quello che gli altri non metteranno su neanche sommando i pasti di Natale, Capodanno e i dolci dell’Epifania.
Mavvaff*****o!!!

Chiudendo l’angolo delle lamentele, veniamo al momento “l’altra faccia della medaglia”.
Un Natale tutto sommato tranquillo. Solo l’AnarcoFamily e tanti, tantissimi regali.
Utili e dilettevoli, come il cappello nuovo tutto viola-come-piace-a-me con tanto di pon pon in cima, che dall’AnarcoSocio a Capodanno fa freddo e io non mi posso permettere nella maniera più assoluta di aggiungere acciacchi di salute a quelli che ho già. Una valanga di aggeggi da pasticceria, al punto che ora non mi so decidere su quale possa essere la prossima impresa pasticciera da tentare. Un CD che aspettavo da tanto e che, proprio per questo, sto apprezzando ancora di più. I biglietti per un concerto di cui, per una serie di motivi validissimi, vi parlerò come si deve a tempo debito e di cui, per il momento, mi limto a dirvi: AnarcoSocio for President! ♥

C’è però un primo classificato fra i regali e l’assurdità è che i ringraziamenti vanno proprio alla schifosissima vita imposta di questi ultimi mesi.
Dopo quasi sei mesi di lacrime versate in silenzio, il più possibile di nascosto da occhi più o meno indiscreti, sono riuscita a prendere in braccio la gioia della mia vita, la splendida, unica, inimitabile, meravigliosa AnarcoNipotina!
Averla in giro per casa per tutta la giornata ha reso il Natale un’esperienza da ricordare col sorriso perfino per me, perché sorridere, non con le labbra, ma col cuore, è l’unica cosa che si può fare guardando quel piccolo terremoto che scorrazza da un giocattolo all’altro dopo averli disseminati ovunque.
Sbaciucchiarmela, mordicchiarmela, spupazzarmela, ma soprattutto stringerla forte, tenerla fra le braccia, con la consapevolezza di essere riuscita ad acchiapparmela da sola, senza che qualcuno dovesse sollevarla da terra per me, riuscire a stritolarmela per più di 5 minuti senza sentire braccia, gambe e schiena cedere sotto il suo peso piuma, e godermi la sua risata, le sue coccole e i suoi bacetti quando, di fronte alle braccine alzate, l’AnarcoZia se la agguanta come non riusciva più a fare da mesi.

 

Rimani sempre come sei ora,
un sole che splende e scalda il cuore
anche nei momenti più freddi e bui.

Grazie Letizia!!!
♥ ♥ ♥

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Christmas Effect.

Il mio albero di Natale…
Image Credit © VeRA Marte

 

Come previsto, l’effetto Natale è esploso.
Un po’ in ritardo, lo ammetto, ma alla fine eccolo qui.
Niente da fare, io il Natale proprio non lo tollero!

L’euforia (isteria) natalizia è un qualcosa che proprio non mi appartiene.
E pensare che quest’anno ci stavo almeno provando… In preda all’entusiasmo pasticciere, mi ero offerta di provvedere al dolce, ma alla fine è stato deciso che, viste le mille portate del pranzo, un po’ di crema al mascarpone su un pandoro qualunque sarà più che sufficiente, dunque addio alla mia partecipazione.

A questo punto, però, un vaffan***o mi sembra dovuto, perché è solo questione di tempo: i rimproveri per il mio non-spirito natalizio si abbatteranno implacabili su di me entro sera. Non è pessimismo mio: è collaudata tradizione famigliare.

E allora io oggi mi sono fatta gli affari miei, risparmiandomi perfino lo sbattone di fare il mio personale albero di Natale, un alberello IKEA-style, pronto in 5 minuti, che in genere viene allestito il 24 e archiviato il 26 di dicembre con assoluta e indifferente nonchalance, giusto per accontentare l’AnarcoFamily.

In sostanza, il Natale continua a farmi schifo, e considerato tutto quello che ho già ricevuto da gennaio a oggi, deduco che qualcuno se ne sia accorto e anche che devo essere stata davvero un sacco cattiva, ergo non spero certo in un’improvviso cambio di rotta in quest’ultima settimana, ma per chi invece ci crede e ci tiene…

 

Buon Natale!!!
С Рождеством*!!!

 
 

*S Raždjestvóm!!!

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Frammenti. #4

 

Gli alberi sono poesie
che la terra scive sul cielo.

– Khalil Gibran –

 
 

Serena domenica a tutte e tutti!!!
Всем спокойного воскресенья*!!!

 
 

*Vsjém spakójnava vaskrjesjénja!!!

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Io che…

 

Io che in dio ho smesso di credere non ricordo nemmeno più da quanto, o che forse non ci ho mai creduto davvero.
Io che spesso ho invidiato chi crede senza remore, senza condizioni, non tanto per quello in cui crede, ma per il modo in cui lo fa, per l’incrollabilità della fede in sé.
Io che ora, da un tempo che è niente eppure mi sembra già infinito, mi sento in balìa di un qualcosa più grande di me.
Io che oscillo in maniera imprevedibile e spaventosa fra il pensiero di chi sta peggio e quello di chi sta meglio, con conseguenti picchi e tracolli d’umore.
Io che creavo con le parole, adesso mi sento paralizzata dall’incapacità di trovare quelle giuste per raccontare il mio stato d’animo.
Io che sono sempre stata fiera di vivere nel mio mondo, ora mi ritrovo a non sapere come fare ad affrontare quello reale.
Io che non pianificavo percorsi, lasciandomi guidare dalle sensazioni, ora devo avanzare al ritmo di una tabella di marcia obbligata, misurando bene ogni singolo passo.
Io che non chiedevo aiuto nemmeno quando ero al limite, ora sono lo stendardo della non-autonomia, perfino in molte banalità del quotidiano.
Io che sapevo quello che volevo e tiravo dritto, a testa bassa, per raggiungerlo, ora sopravvivo di compromessi che prima avrei classificato come inaccettabili.

 

Io che ero convinta di sapere chi ero,
e tutto sommato mi piacevo anche abbastanza,
ora non mi (ri)conosco più.

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Auto-Riciclaggio.

 

Il fallimento si intonava perfettamente al mio stato psicologico. Erano anni che mi annoiavo. Non della noia irrequieta dei bambini (alla quale non ero immune in ogni caso), ma di un malessere denso e opprimente. Mi sembrava che non ci fosse più niente di nuovo da scoprire. Eravamo i primi esseri umani condannati a non vedere nulla per la prima volta. Contemplavamo le meraviglie del mondo con sguardo vacuo, per nulla impressionati. […] Non riesco a ricordare un solo spettacolo stupefacente visto coi miei occhi che non mi abbia fatto pensare a un film o a un programma televisivo. A un fottuto spot pubblicitario. Avete presente l’atroce ritornello del blasé: già viiisto. Io ho già visto tutto, e la cosa peggiore, quella che mi fa venire voglia di spararmi in testa, è che l’esperienza mediata, quella di seconda mano, è sempre la migliore. L’immagine è più nitida, la scena più incisiva, l’inquadratura e la colonna sonora manipolano le mie emozioni come la realtà non è più in grado di fare. Non so se a questo punto siamo ancora umani, o almeno non so se la maggior parte di noi, cresciuta con la TV e i film e ora con Internet, lo sia. Se veniamo traditi, sappiamo cosa dire; quando muore una persona che ci è cara, se vogliamo fare i fighi o i saputoni o i deficienti, sappiamo cosa dire. Leggiamo tutti dallo stesso copione con le pagine piene di orecchie.
In quest’epoca è molto difficile essere una persona, una persona reale e autentica anziché un fascio di tratti caratteriali selezionati da un generatore infinito di personaggi.
E se tutti stiamo interpretando un ruolo, allora l’anima gemella non può esistere perché le nostre anime non sono vere.
Niente sembrava più avere importanza, perché io non ero una persona vera e gli altri neppure. Ecco, ero arrivato a questo punto.
E per sentirmi vero di nuovo avrei fatto qualunque cosa.

L’amore bugiardo, di Gillian Flynn –

 
 

Mi è sembrata una riflessione degna di essere postata nel mio spazietto virtuale, nonostante io non la condivida in toto.
Negli ultimi mesi ho provato in prima persona cose viste solo nei mille serial tv medici che tanto spopolano nel nostro Bel Paese e, garantisco, le ho trovate molto più “vivide” di quanto non mi fossero sembrate sullo schermo del mio vetusto tubo catodico, per quanto io sia una personcina parecchio empatica e coinvolgibile.
Ora di fronte ai vari Dottor House, Grey’s Anatomy e chi più ne ha più ne metta, la mia reazione è: ce l’ho, ce l’ho, ce l’ho… Triste, me ne rendo conto, ma realista.
La mia identità si è frantumata come uno specchio dopo una martellata furiosa e ora sto cercando di capire se mi convenga provare a rimettere insieme i cocci o cercare un’alternativa creativa e originale per riciclarli e creare qualcosa di nuovo, magari addirittura di migliore.
Sono tante, forse addirittura troppe, le cose che mi ripromettevo di fare, ma ora ci sto provando, perché i progetti non servono a nulla finché restano sulla carta. Di sicuro mi renderò conto che alcune cose proprio non fanno per me, ma potrei anche scoprire di avere dei talenti nascosti che rischiavano di rimanere tali.
E allora via libera alla fantasia, alla creatività e alla riscoperta di me stessa!

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Tempismo da Sorella.

 

E poi ci sono quei giorni in cui non hai voglia nemmeno di lavarti i denti, in cui resistere alla tentazione di un cioccolatino è uno sforzo sovrumano, in cui la ferita alla gamba si riapre e ti chiedi cosa ti stai sbattendo a fare, se tanto il tuo corpo non collabora.

Giorni in cui la bilancia ti sbatte in faccia che 50 miseri milligrammi di cortisone hanno il potere di farti rimettere su un chilo e mezzo in una giornata, alla faccia di tutto il tuo nervosismo da privazione causa dieta.
Giorni in cui finisci per addormentarti in posizioni da provetta contorsionista perché è l’unico modo per placare i dolori.
Giorni in cui la prepagata è smagnetizzata e la banca non ti fa partire i bonifici, unica alternativa attualmente a tua disposizione per ricaricare la suddetta carta.
Giorni in cui il tuo pc e quello dell’ufficio decidono di mettersi il muso e si rifiutano di comunicare, inchiodandoti al lavoro due ore in più del previsto.
Giorni in cui, nonostante le 16 coperte in cui sei infagottata, continui a essere ibernata.
Giorni in cui ti scopri a fissare il vuoto con l’elettroencefalogramma piatto e non sapresti dire da quanto tempo lo stai facendo.
Giorni in cui l’intera famiglia impazzisce a cercare una carta che serve per le tue faccende “da malata” e tu ti senti una merda perché non hai nemmeno la forza di alzarti dalla sedia.

Giorni in cui vorresti solo spegnere la luce su tutto e dormire a oltranza, per non vedere lo schifo. Per non pensare.

Giorni in cui l’AnarcoSorellina, con un tempismo quasi telepatico, ti invia questo video, strappandoti quel sorriso che cercavi disperatamente di afferrare da tutto il giorno senza riuscirci, condito da un pizzico di inevitabile commozione nel realizzare per l’ennesima volta che persona speciale sia la tua sorellina!!! ♥

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Improbabili Bontà… #3

Image Credit © VeRA Marte

 

Quale modo migliore per festeggiare la perdita di un altro chilo??!

La follia passticciera continua…
Fra un esperimento del tutto fallito e uno riuscito, si conclude anche questa settimana, che ha portato tante belle novità.
La sospensione delle punture, una pastiglia in meno, due visite andate bene, la ripresa a pieno ritmo con lo studio del russo, la ferita alla gamba quasi guarita.
Non che siano mancati gli imprevisti, come la prepagata quasi mai usata che si smagnetizza da un momento all’altro, o un buono sconto che risulta avere più cavilli scritti in piccolo che validità effettiva, ma non importa, non ci si lascia mica fermare da queste piccolezze, no?!

Stamattina la casa profuma di biscotti e il mio libricino, Pensieri Quotidiani, oggi propone una riflessione sull’arte, sulla sua bellezza e sul senso di armonia e serenità che sa trasmettere.
Nel pomeriggio mi aspetta la prima festa di Natale dell’AnarcoNipotina e stasera la mia pizza settimanale.

Come si fa a lamentarsi in una giornata così?

 

Buona domenica a tutte e tutti!!!
Всем замечательного воскресенья*!!!

 
 

*Vsjém zamichátjelnava vaskrjsjénja!!!

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С Пятницей 13!!!

 

Sono una persona ossessivo-compulsiva, su questo non c’è alcun dubbio, ma superstiziosa no.
Ho una serie di rituali tutti miei che eseguo in maniera maniacale, ma non do adito alle comuni credenze, a meno che io non abbia delle convinzioni del tutto personali che mi portino a farlo.
Per questo il fatto che oggi sia venerdì 13 non mi disturba affatto, anzi, per tutta una serie di ragioni, mi entusiasma, mi riempie di ottimismo.
Si prospetta infatti una giornata piuttosto piena per me.
Mattinata impegnata da una serie di telefonate “burocratiche” e preparativi per la trasferta pomeridiana, causa ennesima visita. Circa 270 km fra andata e ritorno, con l’incognita della “Protesta dei Forconi” che incombe sulla sottoscritta e sugli AnarcoGenitori, promossi ormai da un po’ anche al grado di autisti/assistenti/accompagnatori personali.
Per assurdo, nonostante le mille cose da fare oggi, l’unica cosa su cui riesco a concentrarmi è: cosa mi porto per passare il tempo del viaggio? Quale libro? Quale musica carico nel lettore mp3? Perché di sicuro al ritorno sarà buio e io mi annoio se devo tenere il libro e la lucina in contemporanea. Sì, ce l’ho quella che si attacca al libro, ma fra le mie fisse rientra anche quella che quegli aggeggi malefici li rovinino, i libri, quindi mi serve anche la musica. In italiano? In inglese? In russo? Un po’ di tutte e tre? Boh, ci penserò… Di sicuro non mancheranno carta e penna, ma credo che questo fosse prevedibile e scontato.
Nel frattempo il lato destro della pancia è tornato ad avere un aspetto quasi normale, mentre il lato sinistro è un unico, enorme, per di più dolorante, ematoma viola scuro ma almeno, per chiudere in bellezza, quella di stasera sarà l’ultima delle malefiche iniezioni.

Ora scappo, anche se vista l’ora mi sono lasciata sfuggire ancora una volta l’occasione di smentire la mia fama di ritardataria cronica… -.-”

 

Buon venerdì 13 a tutte e tutti!!!
Всем с пятницей 13*!!!

 
 

*Vsiém s pjátnizej trinazatym!!!

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Buondì! #4

 

Sto sviluppando una seria dipendenza da cotanta sostanza: il caffellatte.

Bevanda che, durante i miei quasi 30 anni, non era neanche mai entrata nel ventaglio delle opzioni possibili, e che si è poi guadagnata con prepotenza il suo posto al sole mentre ero in ospedale.
Come? Semplice!
L’unica alternativa possibile a colazione era il tè più schifoso che io, devota cultrice dell’aromatico infuso in ogni sua forma, avessi mai assaggiato.
E poi, volendo essere anche un po’ più “materiale”, era più sostanziosa.
La colazione era il pasto più atteso durante il ricovero, l’unico che mi desse un minimo di soddisfazione, soprattutto perché, dopo una settimana, avevo trovato un modo per farmi dare due fette biscottate in più ogni mattina! 😛
Risultato è che tuttora faccio colazione con caffelatte e fette biscottate integrali e tuttora è il pasto che preferisco durante la mia dietetica giornata. Chissà, magari è solo perché, dosi misurate a parte, non ha nulla che lo faccia sembrare dietetico…

Da questa graditissima nuova abitudine, la mia mente bacata non poteva non trarre un dilemma esistenziale, ovvero: si scrive caffelatte o caffellatte? O esistono altre varianti ancora? Ad esempio è accettata la variante separata caffè latte?
Che brutta cosa essere linguisti per scelta di vita…
Ogni scemenza si trasforma in un assillo grammatico-ortografico di vitale importanza, capace di farmi arrovellare il cervello per giorni, spesso senza nemmeno giungere alla soluzione dato che, come insegnano nei primi minuti di qualunque corso di linguistica/glottologia/filologia, “la lingua è una creatura viva e in continua evoluzione“.
Per non parlare delle influenze dialettali, che spesso finiscono per rendere accettata e riconosciuta la forma sbagliata e “stonata” la forma giusta…
Voi, ad esempio, come lo scrivete questo squisito intruglio?

Passando alle cose serie…
La visita è andata bene. Sarebbe potuta andare anche meglio, ad esempio con la sospensione immediata delle odiate iniezioni, ma non mi lamento affatto: l’ultimo malefico foro sulla mia povera pancia-colabrodo-Milka sarà infatti quello di domani, alla faccia di chi ce l’ha col venerdì 13!
Un altro piccolo passo avanti verso la mèta della nuova normalità che sto imparando a costruirmi giorno dopo giorno, con lo sguardo sempre ben focalizzato sulla tappa successiva per non adagiarmi sugli allori e/o non perdermi d’animo, ma senza mai dimenticare di fermarmi un istante per poter apprezzare fino in fondo ogni singolo traguardo raggiunto.

E qualunque cosa voi beviate a colazione…

 

Buon giovedì a tutte e tutti!!!
Всем доброго четверга*!!!

 
 

*Vsiém dóbrava cjetvjergá!!!

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