Image Credit © VeRA Marte
La lista della spesa con gli ingredienti mancanti per le mie creazioni culinarie, ahimè, dovrà attendere ancora qualche giorno, così ieri mi sono dedicata a un’altra lista: quella farmacologica.
Un po’ triste, me ne rendo conto, ma di tempo all’AnarcoFamily ne è già stato rubato troppo in quest’ultimo periodo, quindi ci si organizza per non buttarne altro in ripetute e (fin troppo) frequenti gitarelle dal medico e in farmacia.
È stato un lavoraccio! Io non sono brava coi numeri e mi ci è voluto un sacco di tempo per fare e ricontrollare tutti i calcoli di quante compresse ci sono in ogni confezione di ogni farmaco e quante scatoline me ne servono di ognuno per arrivare a coprire il periodo fino al prossimo controllo.
In tempo record, le mie povere rotelline cerebrali hanno iniziato a emettere malsani fumi da sovraccarico.
Ieri, dopo varie peripezie, ho anche autografato un magico pezzo di carta secondo cui, per il mese di dicembre, verrò retribuita per lavorare da casa. Ammetto che iniziavo a disperare, ma forse, considerato che il mio stipendio di ottobre (e solo il mio in tutto l’ufficio) è in ritardo di ben 18 giorni, si tratta di compensazione universale. Chi lo sa…
Altra attività che ieri ha contribuito a far passare il mio tempo è stata la gestione dei millemila ordini online che ho fatto nelle ultime settimane. Conscia del fatto che sarei stata in reclusione forzata, ho cercato di gestire la questione “Natale” interamente via web, col risultato che al momento il Bel Paese è pieno di pacchi miei itineranti. Nell’arco di quest’ultimo mese, infatti, sono riuscita a collezionare un totale di 16 pacchi, di cui 4 ancora in viaggio, con immensa gioia dell’AnarcoSocio, di recente nominato Vice Destinatario Ufficiale di tutte le mie consegne, dato che io non sono in grado di percorrere in tempi decenti la distanza dalla mia porta di casa al cancelletto pedonale, limite massimo oltre il quale postini e corrieri non osano avventurarsi.
Conseguenza di ciò è l’irreversibile mutazione dell’AnarcoSocio nel mio personale AnarcoBabboNatale. Ogni weekend-trasferta si trasforma in una maxi consegna di pacchi alla sottoscritta, per non parlare degli acquisti extra che il malcapitato viene spedito a fare di persona… Santo AnarcoSocio!
Libri dei più svariati generi, aggeggi vari per darmi alla pasticceria creativa, manuali di scrittura e di cucina, oggettistica varia, da regalare o solo perché mi girava di togliermi questo o quello sfizio, creme e cosmetici per tutti i gusti. Insomma, secondo il mio solito mantra morale: non mi faccio mancare nulla!
Eppure quello che vorrei più di tutto è scrivere, scrivere, scrivere.
Non che io non lo faccia, anzi, eppure le parole che più di tutte le altre avrei bisogno di buttare fuori non escono.
Scrivo qui sul blog, scrivo pagine e pagine di appunti su una serie di cose, scrivo una quantità che non avrei mai immaginato di mail, personali e non, scrivo perfino una sorta di “quaderno di bordo” del mio viaggio nella quotidianità, abitudine che avevo abbandonato ormai da mesi, ma non riesco a scrivere quello che davvero vorrei.
Non riesco a mettere a fuoco le idee, disturbate dal continuo e incomprensibile borbottio dell’inconscio traumatizzato, così le parole si srotolano in lunghi sentieri d’inchiostro che però non portano da nessuna parte e la malinconia fa capolino dietro ogni curva di questo tortuoso cammino.
Portare pazienza: è l’unica cosa che posso fare.
I nodi si scioglieranno e, quando meno me l’aspetterò, il filo delle parole tornerà a scivolare libero fra le dita.
Frammenti. #3
Il nevischiolo no, non l’avevo considerato…
Scema io, che da quando sono reclusa non mi pongo più il problema di guardare le previsioni del tempo.
Per dirla in altre parole, di quando VeRA fa un pensierino ai mercatini di Natale di VeraLandia, fra l’altro evento mai verificatosi prima.
Eh già, domani, per la prima volta nella storia, nel mio paesucolo ci saranno i mercatini di Natale, con tanto di attività varie ed eventuali per i bimbi. Quale occasione migliore per testare il mio attuale potenziale deambulatorio? Niente orari da rispettare, niente permanenze di durata obbligatoria e prestabilita, libertà di fuga nel caso la ressa si facesse eccessiva e, quindi, pericolosa, insomma, libero arbitrio assoluto.
I soldini nelle tasche sono davvero pochi, ma se non si trovano cose economiche ai mercatini di un paesino di circa 7.000 anime, dove si trovano? Il percorso è di difficoltà medio-bassa, in compenso il rischio di incontrare gente poco gradita è altissimo, ma in fondo, con l’AnarcoSocio come bodyguard, il problema potrebbe risultare meno rilevante del previsto.
Tutto questo per dire che… Stamattina mi alzo e, invece del solito, pallido raggio di sole, fuori dalle finestre c’è la neve che mi fa “ciao”, tipo le caprette di Heidi.
A tempo di record è partito l’auto-insulto a briglia sciolta!
Dopo un mese e mezzo mi si presenta un’occasione di uscita ragionevole e compatibile con la situazione e io cosa faccio? Mi dimentico di controllare le previsioni del tempo…
Va beh, mi auto-censuro e auto-liquido con un diplomatico e fin troppo clemente “no comment“…
Parlando d’altro, così magari evito di innervosirmi oltre, il mio ritmo del sonno ha ripreso a farsi “li cazzi sua”, come direbbero nell’Urbe.
Ci sono giorni in cui sprofondo in rilassanti pennichelle non solo nel pomeriggio, ma perfino a metà mattina, dato che i farmaci mi impongono una sveglia abbastanza mattiniera. Sere in cui, poco dopo cena, infilo la mia manina con la pelle rinsecchita dai medicinali nella manona di Morfeo (chissà perché me lo immagino grande e grosso) e lascio che mi porti a zonzo nel suo magico regno di luci e ombre.
Poi però ci sono notti come quella appena trascorsa, in cui gli occhi non si chiudono, le palpebre sembrano troppo leggere per riuscire a tenerle giù dopo averle abbassate. Il cervello non si decide a staccare la spina, neanche se gli faccio presente che la bolletta energetica dell’organismo in questo periodo mi costa davvero cara. La gamba mi fa i dispetti, punzecchiandomi con fitte e dolorini ogni volta che sembro aver trovato la via del rilassamento. Le dita fremono a caccia di pagine, non importa che siano da sfogliare o da scrivere.
Così, alle quattro del mattino, partorisco “perle” di cui nemmeno io riesco a cogliere a pieno il senso, e mi appunto nei promemoria del cellulare per la mattina dopo, a cui in realtà mancano solo poche ore, di rifletterci su, ché in fondo potrebbe uscirne un bel post…
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