Normale…??!

In treno, tanto per cambiare…
Lo stomaco brontola, e ha tutte le ragioni di farlo, ma visto che poi non collabora quando lo riempio, lo lascio brontolare a vuoto e lo ignoro.
Nel dormiveglia da stanchezza cronica mi tiene compagnia “Caduta Libera“, il secondo libro dell’ormai divinizzato dalla sottoscritta, Nicolai Lilin.
Una voce abbastanza scazzata, ma almeno umana e non elettronica, annuncia le fermate, una dopo l’altra.
È uno di quei giorni in cui mi sento come una deportata. La mattina una scatolina di latta su ruote mi scarica su una banchina spoglia, al freddo, in mezzo alla folla degli altri disperati, i pendolari. Arriva il mostro d’acciaio e plastica e tutti si mettono in fila per salirci. Ognuno ha la sua destinazione ad attenderlo, il suo campo di lavoro. Quattro o otto ore nel ruolo dei perfetti automi, poi di nuovo sul drago cromato, questa volta in direzione casa. Se sei stata brava ti aspetta la tua razione alimentare, magari addirittura un pochino abbondante, altrimenti un guasto provvederà di sicuro ad affamarti e stremarti ancora di più. Di nuovo la scatolina di latta su ruote che ti aspetta, pronta per riportarti nel tuo rifugio, dove forse potrai finalmente abbassare la guardia e sentirti al sicuro da tutte quelle brutture che ormai ci siamo abituati a chiamare “normalità”.
Forse sono io che sono ingenua, o magari troppo idealista, ma io trovo che non sia affatto normale che le persone passino anni a studiare per poi sentirsi definire “troppo qualificate” ai colloqui di lavoro. Non trovo normale lavorare per uno stipendio che non è sufficiente a mantenersi. Non trovo normale che migliaia di giovani siano costretti a osservare, impotenti, il loro futuro che gli scorre davanti, perché i posti di lavoro sono ancora occupati da persone che ormai non ne possono più e che guardano alla pensione con la stessa impotenza che riempie gli occhi dei giovani. Non trovo normale che a 10 anni l’infanzia sia già finita. Non trovo normale che persone che abitano a 10 minuti di strada una dall’altra comunichino attraverso la tecnologia invece di bersi un tè insieme. Non trovo normale che i figli siano diventati un lusso per benestanti. Non trovo normale che in una società che sembra tollerare senza troppo sforzo le aberrazioni più indicibili possa ancora esistere anche solo il concetto di discriminazione. Non trovo normale che si spendano milioni di euro/dollari/monete-varie per finanziare guerre, quando con quelle stesse cifre si potrebbero garantire delle condizioni di vita quanto meno dignitose all’intera popolazione mondiale.
No, non sono in preda a un raptus moralista, semplicemente oggi mi sento più alienata del solito. Mi guardo intorno e non riesco a capire come io sia finita in questa realtà a cui sento di non appartenere. Per fortuna il mio mondo parallelo, col suo tipico profumo di carta inchiostrata, è sempre a portata di mano!

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13 pensieri su “Normale…??!

  1. Be’ mettila così:almeno hai un lavoro, magari mogliorerà col tempo. Non riesco ad entrare nella tua libreria anobii … se metti il link ti aggiungo anche là 😉

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    • Innanzi tutto, benvenuta Calipso! 🙂
      Già, ho un lavoro, anche se è quanto di più instabile esista a questo mondo, ma finché c’è faccio del mio meglio per tenermelo…
      Fra gli aggiornamenti di WordPress e quelli di anobii, sembra che non riescano più a comunicare e se n’è andato tutto a puttane. >.<
      Comunque ti ho messo il link sopra il riquadro della libreria che, giusto per gradire, ha deciso di essere visualizzata a casaccio dopo il mio tentativo di farla tornare funzionante. No comment… -.-"

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  2. Nemmeno io so come ci sono finita, in questa realtà così vuota.
    Mamma mia…

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  3. Dona

    Bel post…
    NO, che non è normale
    Ti abbraccio
    Dona

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    • Mi fa piacere leggere che non sono l’unica pazza a trovare ogni giorno più assurda questa pantomima in cui ci ritroviamo costretti a vivere…
      Buona serata, Genia! 😉

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  4. La normalità è qualcosa che spesso mi fa paura, ma non in questa accezione. E’ bello avere i propri rifugi, i propri angoli dove poter abbassare la guardia e coltivare passione e bellezza, è sacrosanto che ci siano eppure la cosa migliore sarebbe fruirne senza aver la sensazione di essere in cerca di una via di uscita…

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  5. E’ l’idea di normalità che cercano di rifilarci a farne un qualcosa di spaventoso.
    I rifugi non sarebbero tali se in essi non cercassimo una via d’uscita, un luogo fisico o mentale dove poter riprendere fiato e magari addirittura tirare un sospiro di sollievo. In ogni caso, non ne avremmo bisogno se non fossimo immersi in tanto schifo…

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    • Infatti se non fruissimo dell’arte come rifugio potremmo guardarla con occhi nuovi e non sovraccaricarla con un ruolo al quale l’abbiamo associata solo perché la realtà fa pena: la guarderemmo insomma con occhi più puri e coinvolti essendo più sereni ed in pace con quello che ci circonda… credo sarebbe bello sul serio!

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  6. beta endorphin

    Anche per me tutte le cose che hai scritto non sono normali; cero poi c’è da chiedersi cosa sia la normalità.
    Forse siamo noi pazzi anormali che considerano anormali cose che vengono vissute come normalità (il te, come vorrei prendere una tazza con voi!).
    Baci twin!

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  7. Non è normale fare fatica a vivere, Vera. Non che prima fosse più facile, anzi, ma c’era una cosa che ora pare mancare quasi a tutti : speranza. Con una manciata abbondante di ottimismo. Insieme ad una tazza di te e un buon libro 🙂

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  8. Diciamo che… Siamo sullo stesso treno?!?
    Non dobbiamo lasciarci andare, teniamo duro e manteniamo sempre una piccola speranza viva dentro di noi. Dobbiamo mantenere la luce accesa… Quando mi sento così, come te, in profondo disagio con tutto… Canto questa fantastica canzone.

    CIAO!

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