Archivi del giorno: 31 luglio 2013

Flusso di Coscienza. #6

 

I vivi non fanno altro che trovare corrispondenze: nuvole con animali, voglie della pelle con frutti, costellazioni con figure, facce tra di loro. Essere solo se stessi causa una solitudine così grande che sentono il bisogno di cercare non soltanto la propria anima gemella, ma quella di ogni cosa. Cercano doppi di tutto. Persino alle cose inanimate chiedono un conforto alla propria individualità: non c’è nuvola che abbia il diritto di essere solo una nuvola.

Cuore Cavo, Viola Di Grado –

 

Ultimo giorno di lavoro poi, fra me e l’enorme punto di domanda sul rinnovo, la Russia.

-1 giorni di lavoro

-2 giorni al saluto all’AnarcoNipotina, prima che me la rapiscano per una ventina di giorni per portarla al mare

-poche ore al ritiro dei visti

-20 giorni a San Pietroburgo

La lettura è ripresa col suo solito ritmo, ovvero un libro alla settimana, per lo meno se non supera di troppo le 300/400 pagine.
La voglia di scrivere è tanta, ma poi in concreto la situazione mentale è piuttosto confusa. Rileggo i miei vecchi racconti e mi chiedo chi diavolo li abbia scritti. Guardo i bandi di concorso su internet e mi sento persa, disorientata. Un tempo avrei colto a colpo d’occhio in quali avrei potuto avere almeno un’opportunità, ora mi sembra di fissare un’accozzaglia di geroglifici incomprensibili. Chissà dov’è finita quella me che è addirittura riuscita a pubblicare…
Sfioro piano con le dita le copertine di quei volumi sconosciuti, quasi anonimi, che custodiscono uno dei miei tesori più grandi: il mio nome e cognome stampati nero su bianco, per di più, per errore, in originale, e non in forma di pseudonimo come avevo richiesto io.

In questo periodo la tecnologia tutta, senza eccezioni, sembra essere in rivolta contro di me, e la nostalgia di carta e penna si fa sentire ancora di più. Non che io abbia smesso di scrivere a mano, ma spesso, per questioni di tempistiche ridotte all’osso, i pixel la vincono sul caro vecchio quadernino.

E poi sbucano libri in cui mi riconosco più di quanto vorrei. Libri che parlano di solitudine e alienazione. Libri scritti con uno stile a cui il mio somigliava molto fino a pochi mesi fa, e mi chiedo cosa sia successo a quello stile. L’unico che, a quanto pare, aveva le carte in regola per realizzare almeno un frammento del mio sogno. La voglia di richiudermi in quel mondo allucinato esplode, spazzando via ogni traccia di razionalità.

Mi manca l’ipnotica danza delle parole nel labirinto delle sinapsi. Mi manca l’armonia strutturale delle lettere incastrate fra spazi e punteggiatura. Mi manca l’immensa dolcezza racchiusa dall’ossessione.

Mi manco io.

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